Purificazione dell’oro: come avviene e metodi utilizzati

Riuscire a trovare oro puro immediatamente e in natura non è esattamente un qualcosa di semplicissimo, dal momento che questo metallo può essere contaminato da una serie di altri metalli, che si osservano soprattutto a seguito della lavorazione su di esso. Parliamo di rame, nichel, ferro e silicio che – in genere – influenzano la durezza del metallo, oltre che la sua resistenza a fenomeni di corrosione, o di argento, zinco e platino, che invece garantiscono un’alterazione cromatica o di lavorabilità del metallo stesso. Per ottenere l’oro “depurato”, su cui sarà possibile lavorare successivamente per ottenere un risultato perfetto in termini di realizzazione di un gioiello, sarà necessario effettuare una fase di purificazione del metallo, che avviene tramite raffinazione. 

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Che cos’è la raffinazione dell’oro

La raffinazione dell’oro o, più in generale, di un metallo rappresenta un processo che permette di separare un metallo dall’altro, pur senza modificarlo dal punto di vista chimico. Il processo in questione si struttura sulla base di elementi chimici e materiali che garantiscono un doppio risultato: in termini di raffinazione, si ottiene una purificazione del metallo producendo anche qualche scarto (i metalli che venivano precedentemente considerati) mentre, nel caso in cui si proceda per affinazione, si otterrà un perfezionamento del metallo che permetterà di aumentare la sua lucidità e di migliorare la lavorabilità. I metodi per la purificazione dell’oro sono numerosi ma, tra i principali, si citano quello con acqua ragia, quello elettrolitico e i processi Miller e cella Fizzer. Di seguito, si indica nel dettaglio tutto ciò che c’è da sapere per ognuno di questi metodi. 

Metodo con acqua ragia

Il metodo probabilmente più comune e veloce per realizzare una corretta fase di purificazione del metallo è servirsi dell’acqua ragia, che viene utilizzata per far sì che vengano eliminate tutte le impurità presenti nell’oro; affinché ciò avvenga, c’è bisogno che quest’ultimo venga scomposto in scaglie più sottili, poi inserite nel soluto creato con acido cloridrico e acido nitrico. In questo modo, è possibile ottenere un vero e proprio filtro per il proprio metallo, che sarà così purificato al 99,9%.

Affinazione e raffinazione elettrolitica

Tramite il metodo elettrolitico, sarà possibile ottenere un doppio risultato di perfezionamento del proprio metallo, dapprima eliminando tutte le componenti impure, poi preoccupandosi di aumentare lucidità e bellezza dell’oro tramite l’utilizzo di anodi e di corrente elettrica. In genere, gli impianti di affinazione elettrolitica garantiscono che, tramite corrente elettrica che viene condotta attraverso dei poli, si osservi un processo di purificazione del metallo. Posto sull’anodo, l’oro viene a depositarsi poi sul catodo, mentre tutte le impurità resteranno sul fondo della soluzione elettrolitica creata, generando anche in questo caso una purezza del 99,9%.

Processo cella Fizzer e Miller

Gli ultimi due metodi che potranno essere presi in considerazione, per quanto riguarda la raffinazione e l’affinazione dell’oro, interessano i cosiddetti processi cella Fizzer e Miller. Il primo è un processo elettrolitico che permette, tramite una membrana semipermeabile, di dividere anodo e catodo dalla cella elettrolitica, così da far sì che l’oro resti nell’anodo e tutti gli altri metalli, a seguito del processo di filtraggio, siano depositati sul fondo, alla stessa maniera di quanto avviene con il metodo dell’acqua ragia. L’oro puro verrà, in questo modo, raffinato e lavorato o messo direttamente sul mercato. 

Tramite il metodo Miller, inventato nel 1867, si ottiene una raffinazione su scala più grande, che avviene effettuando una fusione dell’oro con cloro gassoso; in questo modo, sarà possibile eliminare tutte le impurità, in genere rappresentate da altri metalli, che verranno separate dalla sostanza. Questo metodo viene utilizzato per grandi produzioni o lavorazioni del metallo, dunque è sconsigliato per piccoli gioielli.