Israele ha annunciato l’intenzione di spostare la sua capitale da Tel Aviv a Gerusalemme e questa decisione mette nuovamente in agitazione il mondo arabo, decisamente contrario. Gerusalemme, a tutti gli effetti, è una città israeliana, su questo non c’è dubbio, quindi lo Stato sovrano può legittimamente decidere un cambio della propria capitale ma Gerusalemme non è una città come le altre, è un simbolo della compresenza di molte religioni: a Gerusalemme c’è la presenza di Cristiani, Ebrei, musulmani, in una non facile convivenza ma comunque con una certa stabilità. La decisione Israeliana genera tensioni, certamente e gli Arabi non sono affatto d’accordo con questa decisione.
La decisione di Trump
Il Presidente americano ha annunciato il trasferimento dell’ambasciata USA da Tel Aviv, dove sono tutte le ambasciate, a Gerusalemme, di fatto riconoscendo questa città come capitale dello Stato di Israele. Alla decisione di Trump si stanno allineando già le prime altre Nazioni, come le Filippine ed uno Stato dell’Europa dell’est ancora non ben identificato. Già in territori arabi si registra un certo fermento, proteste in cui si stanno bruciando bandiere americane. In Medi Oriente la situazione è instabile e queste manovre israelo-americane potrebbero destabilizzare la condizione mediorientale e buttare all’aria anche gli equilibri che hanno a che fare con la valutazione del petrolio, con ripercussioni mondiali.
Le posizioni Internazionali
In questo quadro di instabilità probabile, si registra una posizione dell’Unione Europea, contraria al trasferimento dell’ambasciata annunciata da Trump, dello spostamento della Capitale Israeliana a Gerusalemme ma occorre anche dire che difficilmente la posizione Europea potrà avere riflessi sulle decisioni di Israele e dell’America. Anche il Papa ha espresso i suoi timori, richiamando al mantenimento dello status Quo, consapevole dei forti rischi di questa decisione per la pace dell’area mediorientale. Il petrolio ha visto recentemente un rialzo anche grazie alla proroga del taglio di produzione da parte dell’Opec ma la nuova situazione che va delineandosi potrebbe influire fortemente riportando verso il basso tale quotazine.