Le prestazioni di invalidità in Calabria sono doppie rispetto all’Emilia Romagna, la Regione maggiormente virtuosa in questo senso. Non è affermare una cosa nuova sostenere che nel sud Italia spesso le pensioni di invalidità siano state usate come provvedimenti assistenziali per consentire in qualche modo un reddito alla popolazione gravemente danneggiata da un mercato del lavoro troppo carente ma non è questo il senso del riconoscimento dell’indennità di invalidità. Spesso sentiamo di falsi invalidi, di falsi ciechi che ricevono nel corso degli anni somme considerevoli a sostegno della ridotta capacità lavorativa, quindi di produzione di reddito, a causa delle proprie condizioni di salute.
L’indennità di invalidità è una cosa sacrosanta, anzi, l’entità è eccessivamente bassa, meno di 290 Euro al mese non possono costituire un reddito nemmeno lontanamente adeguato ad una vita dignitosa per chi non ha la possibilità di produrre reddito per le condizioni di salute ma non può sostituire altri istituti di sostegno, andando di fatto a discapito di che ne ha veramente diritto. La guardia di Finanza solo negli scorsi giorni ha smascherato parecchi casi di abusi con la complicità di medici e altri professionisti e non passa giorno senza che alcuni disonesti siano smascherati.
Preoccupazione per il Sud Italia
Dai dati statistici ufficiali risulta che scendendo da Nord a Sud, l’entità delle invalidità in rapporto alla popolazione aumenta, fino ad arrivare alla Calabria che ha il doppio degli invalidi rispetto all’Emilia Romagna dalla quale differiscono di poco le altre Regioni del Nord e questa situazione, già partendo da un differenziale notevole storico, è aumentato da quindici anni a questa parte. Le possibilità sono solo due: o Nel Sud Italia accade qualcosa di grave che mina la salute dei cittadini e li porta all’invalidità, oppure si verificano abusi, un fenomeno da capire e risolvere in entrambi i casi.